Così belli da conquistare l’eternità. Ovvero i capolavori dell’arte immortale di Canova.
Sculture perfette da sconfiggere l’oblio, il decadimento, la corruzione per rimanere per sempre nell’empireo della perfezione.
Nei marmi bianchi di Carrara si incarna il genio di Possagno.
L’arte vince su tutto, l’arte rende gli uomini immortali, l’arte supera le barriere del tempo e dello spazio. E’ il segreto che Canova rivela nelle sue opere.
Divinità che si incarnano nella materia per riuscire a rivelare agli uomini il bello. Donne e uomini che sanno rivelare il divino nelle proporzioni perfette, nell’equilibrio tra sentimento e compostezza.
Un viaggio nel cuore del bello che si compie nelle sale dell’ex convento di San Domenico a Forlì. Qui sono state radunate opere e capolavori provenienti dall’Italia e dal mondo, dai più importanti musei internazionali come l’Ermitage e da quelli italiani.
Un viaggio completo per raccontare un’avventura: nel cuore della bellezza. Un’avventura all’interno delle emozioni per approdare alla perfezione. E’ questa la segreta alchimia di Antonio Canova. Che mostra e dispiega oltre all’abilità anche i vari toni della sua arte: da quello eroico che racconta i personaggi pubblici e quelli della storia e della filosofia, a quelli “graziosi” per le opere che parlano di amore ed eros per finire a quelli etici per le sculture destinate alle sepolture nell’eco dei Sepolcri di Foscolo.
Una mostra dedicata ad un grande dell’arte ma soprattutto mirata ad indagare l’ideale classico tra scultura e pittura. E infatti il segreto e l’unicità di Canova sta nel bere fino in fondo il calice dei succhi della vita, dell’espressività barocca, del languore e degli “affetti”: un’assimilazione totale, profonda, carnale e mentale. Un’assimilazione che poi Canova decanta in un’arte perfetta, pura: neoclassica.
Ma la differenza è totale rispetto alle opere del suo contemporaneo e rivale Thorvaldsen. Classicità come recupero di un canone è la lezione dello scultore danese: le sue opere sono perfette ma non trasmettono nessuna emozione, non hanno calpestato la polvere del mondo, sono modelli realizzati (perfettamente) nella materia.
Canova no. Le sue opere non raccontano un’epoca perduta ma sanno far rivivere quella dimensione che è fatta di un’esistenza goduta fino in fondo, fino a sublimare la materia in una perfezione di marmo e di carne.
“Canova ha avuto il coraggio di non copiare i Greci e di inventare una bellezza, come avevano fatto i Greci”. Così scriveva Stendhal nel 1816 e Canova annotava nel suo taccuino negli stessi anni: “ Ammiro nei Greci la verità della natura congiunta alla scelta delle forme belle. Tutto qui spira vita con una evidenza, con un artifizio squisito i nudi sono vera, bellissima carne”.
Il vero e il sublime in Canova coincidono. E’ questa la perfezione, è questa la grandezza somma e immortale della sua arte.
E in mostra sfolgora Ebe, la coppiera degli Dei qui esposta in due versioni: una proveniente dall’Ermitage e l’altra da Forlì. Diverse nella forma e diverse anche nell’aspetto. Quella russa sbiancata e dalla pelle “zuccherina” a causa di un invasivo lavaggio del marmo e con il piede immerso in una nuvola che ricorda i cieli barocchi di Roma. Quella emiliana è avvolta ancora dalla patina che lo stesso Canova dava alle sue opere per finirle e che rendevano le sue sculture non di marmo ma di “bellissima carne”: una Ebe che appare più neoclassica nell’assenza di dettagli e con il piede che si appoggia ad un tronco d’albero. Quella italiana conserva anche il diadema e la collana dorate mentre quella di San Pietroburgo è senza monili.
Le due Ebe, nella diversità, raccontano la stessa realtà: quella di un ideale di classicità viva e vibrante nella perfezione assoluta della forma. Nessuna concessione ai particolari e agli “accidenti” ma la stessa sostanziale umanità che sa coincidere con il principio dell’eternità.
E nella sala che mostra l’incarnazione di amore nelle sue diverse forme Canova compie la stessa magia che sa ripetere anche per la Danzatrice con le mani ai fianchi e per la Danzatrice col dito al mento: figure che incarnano il tema della grazia e lo collegano a quello dell’armonia. Capolavoro supremo che chiude il primo piano della mostra è la Venere Italica dalla Galleria Palatina di Palazzo Pitti. Perfetta a 360 gradi: proprio per consentire ai visitatori di ammirare la totalità di questa splendida donna divina la stanza ha un’apertura che permette la sua visione anche da una prospettiva non canonica.
Ma un’altra peculiarità rende questa mostra davvero importante: il contrappuntare il percorso delle sculture con quello delle pitture. Un rimando continuo e costante tra i soggetti incarnati nel marmo e quelli che popolano tele e dipinti (Hayez fra tutti). Una galleria interessante ed inedita che mostra somiglianze e congiunzioni ricche di sviluppi e intrecci. Con una vera particolarità: quella di mostrare anche i dipinti realizzati dallo stesso Canova. E così c’è la bellissima scultura del principe Lubomirski nelle sembianze di un Amorino con accanto la tela che Canova dipinse o la statua di Tersicore con accanto il dipinto della Citareda.
E per concludere questa pinacoteca ideale due autoritratti a siglare un’amicizia nei secoli e un’affinità per l’arte immortale: l’autorittratto di Raffaello Sanzio e quello di Antonio Canova. Lontani nel tempo ma vicini nel destino: artisti sommi, grandi interpreti di quel bello senza tempo e senza storia che s’incarna nell’eternità.
“Canova. L’ideale classico tra scultura e pittura”.
Forlì, Musei San Domenico
25 gennaio – 21 giugno 2009
Mostra promossa dalla Fondazione Cassa dei Risparmi di Forlì, curata da Antonio Paolucci, Fernando Mazzocca e Sergéj Androsov e con l’allestimento di Wilmotte e Alessandro Lucchi.
Orario di visita
Da martedì a venerdì: 9,30 – 19,00
Sabato, domenica, giorni festivi, 13 aprile, 1 giugno: 9,30 – 20,00
La biglietteria chiude un’ora prima.
Lunedì chiuso
PER INFORMAZIONI:
Mostra: tel. 199 199 111
Riservato gruppi e scuole (incluso visite e laboratori didattici):
tel. 02 43 35 35 25 – servizi@civita.it
Segreteria tecnico organizzativa della mostra tf. 0543-1912030/031/032
Alberghi e ospitalità
tel. 0543 37 80 75/68 – cell. 333 48 23 574
Sito Ufficiale www.mostracanova.eu
Via M. Massimo 7, 00144 - Roma